Il 15 luglio 2022 è entrato in vigore
il nuovo Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza (CCII)
Conosci le conseguenze per gli imprenditori?
Se non sei aggiornato in tal senso è importante valutare in quale situazione ti trovi.
Secondo il codice civile (art. 2086)
per evitare il sorgere della crisi “L’imprenditore ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”
Per “continuità aziendale”
si intende la capacità dell’impresa di continuare a costituire un complesso economico funzionante, destinato alla produzione di reddito per un periodo di almeno 12 mesi dalla data di riferimento del bilancio.
La sola probabilità di non riuscire a saldare i propri debiti
entro i successivi 12 mesi, può innescare severe procedure concorsuali che porteranno l’imprenditore a perdere il controllo della propria azienda, che passerà in mano ad un liquidatore, per tutta la durata di una complessa procedura che, a seconda dei casi, o la salverà o la liquiderà.
Basta davvero poco
L’Agenzia delle Entrate sta già recapitando avvisi agli imprenditori comunicando che “ l’impresa che non ha pagato, anche solo 5 mila euro del debito IVA del primo trimestre 2022, deve adeguarsi o valutare se è in crisi”.
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Lo stato di insolvenza si manifesta con alcune evidenze:
Forte calo dei ricavi, aumento dei costi di produzione o vendita, ritardi nei pagamenti di dipendenti e fornitori, di imposte o di versamento dei contributi, conto corrente in rosso e fido completamente utilizzato.
Tutti sintomi che portano le banche a non concedere ulteriori fondi e se l’impresa non riesce a saldare entro un anno tutti questi debiti, si verificano i presupposti per dichiarare lo stato di crisi e di insolvenza, aprendo la liquidazione giudiziale.
Anche solo il mancato riscontro alle richieste di pagamento dei creditori
può essere interpretato come un campanello di allarme
per l’avvio verso lo stato di insolvenza.
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E se viene dichiarato lo stato di insolvenza?
L’imprenditore assoggettato alla procedura di liquidazione ha ancora possibilità di salvezza
Può accedere agli strumenti di composizione della crisi diversi dalla liquidazione giudiziale, come i piani attestati, gli accordi di ristrutturazione, il concordato preventivo e il nuovo piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione.
Ma deve dimostrare di aver adempiuto ai suoi obblighi.
Ad esempio con la produzione di documenti contabili, report analitici periodici, bilanci di previsione e magari informative trimestrali ai soci.
Altrimenti
perderà il diritto di usufruire degli strumenti messi a disposizione della normativa per garantire la continuità aziendale e dovrà affrontare le azioni esecutive concorsuali promosse dai creditori, sul suo patrimonio, per recuperare il dovuto secondo le nuove regole.
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